Engim Internazionale

L’impegno nella formazione

 DALLE SCUOLE DI ARTI E MESTIERI AI CENTRI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE

 

Tratto da un articolo di Giovenale Dotta su "Vita Giuseppina"

 

La congregazione di San Giuseppe nacque all'interno di un collegio che era anche scuola di arti e mestieri: c'erano i calzolai, i fabbri-ferrai, i falegnami, i legatori di libri, i sarti, gli scultori, i tipografi, i tornitori in ferro.

In una lettera del 1871 il Murialdo affermava che i suoi ragazzi, tutti orfani e abbandonati, se non avessero avuto <<un ricovero ove apprendere un mestiere e ricevere un'educazione civile e intellettuale, religiosa>> sarebbero andati troppo facilmente <<a popolare le prigioni>>.

Egli era convinto che l'istruzione, l'educazione religiosa e morale non potessero fare a meno dell'educazione professionale: solo un onesto lavoro avrebbe garantito il futuro dei suoi giovani: <<Voi siete in questo istituto: 1°, per essere educati cristianamente; 2°, per apprendere un mestiere con cui guadagnarvi il pane per tutta la vita; poiché come dice il proverbio, “chi ha l'arte, ha la parte”, cioè ha la sua porzione di eredità, ha la parte sua necessaria per vivere. E di più, chi ha l'arte, cioè possiede bene il suo mestiere, ha un grande aiuto a vivere onestamente, anzi, cristianamente>>.

Per questo, insieme ad altri educatori dell'Ottocento, egli riassumeva il suo programma affermando di desiderare che i suoi ragazzi diventassero <<onesti cittadini, laboriosi e valenti operai, sinceri e virtuosi cristiani>>.

Gli Artigianelli in una foto d'epoca

Gli Artigianelli in una foto d'epoca

L'impegno nelle scuole di arti e mestieri continuò anche in seguito, in Italia e all'estero. Accenno a qualche fondazione, a partire dal secondo dopoguerra: tipografia, falegnameria e meccanica a Villa Nueva de Guaymallèn (Argentina, 1951); centro di addestramento professionale a Mirano e a Roma (1952), a Thiene (1953), a Cefalù (1956), a Viterbo (1958), a Rossano Calabro (1965), a Rio de Janeiro (1969), a Ahuano e Guayaquil (Ecuador, 1971 e 1973), a Londrina (Brasile, 1976).

Intanto in Italia le scuole di arti e mestieri e quelle di avviamento professionale mutavano nome e diventavano centri di formazione professionale, con una formula e un'organizzazione che i Giuseppini attuarono anche in altre nazioni, naturalmente adattandosi alla legislazione e alle esigenze dei vari luoghi.

Sorsero dunque numerosi centri di formazione professionale, nuovi o frutto della trasformazione di realtà preesistenti: Nichelino (1979), Acquedolci e Pinerolo (1981), Cesena (1982), Ravenna (1985),Valparaiso (Cile, 1988), Kissy (Sierra Leone, 1991), Bergamo (1993), Bula e Bissau (Guinea Bissau, 1994), Fier (Albania, 1996), Quito (Ecuador, 1996), Porto Alegre (Brasile, 1998), Getafe (Spagna, 2000)...

Il Centro di Formazione Professionale di Fier (Albania)

Il Centro di Formazione Professionale di Fier (Albania)

Il mondo della formazione professionale è in continua e rapida evoluzione ed è difficile seguirne le trasformazioni. Le Linee di pastorale giuseppina impegnano i confratelli e i collaboratori <<a sviluppare una pastorale con i giovani lavoratori privilegiando nella preparazione professionale quelli a più bassa scolarizzazione, promuovendo anche forme di inserimento lavorativo (scuola-bottega...) e di avvio in proprio al lavoro (cooperative, artigianato...)>>.

Come Giuseppini siamo sfidati a coniugare la qualità della formazione al lavoro e la vicinanza alle fasce giovanili più deboli e maggiormente esposte ai rischi dell'emarginazione e della devianza; a tenere insieme l'attenzione ai giovani e le richieste del mercato del lavoro, spesso interessato alla riqualificazione degli operai adulti; a inseguire l'innovazione tecnologica, la progettazione, le verifiche, le procedure burocratiche, i controlli di qualità... senza dimenticare la formazione religiosa, che è l'obiettivo primario della nostra azione.

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